Caposaldo Chianale – VALLE VARAITA
Storia: le opere del Vallo Alpino della Valle Varaita non furono coinvolte nel conflitto del 1940. Ritrovarono un ruolo con l’occupazione da parte delle truppe tedesche nel 1944 quando il fronte si stava avvicinando alla displuviale delle Alpi.
Oggi cambiamo Valle e quindi ci dirigiamo verso Pontechianale, costeggiamo il lago artificiale e subito dopo l’abitato di Chianale (CN), nei pressi di un ponticello che si trova sulla nostra sinistra, parcheggiamo la nostra auto. Inizia a nevischiare. Voltiamo subito lo sguardo verso destra e notiamo poco distante dalla strada il Centro 9. Si tratta dell’opera più bassa. Si compone di due postazioni per mitragliatrici ed una per cannone anticarro. Entriamo da quest’ultima.
Vediamo la zona serbatoio acqua e viveri, un ricovero, la zona dove doveva essere presente una latrina completamente asportata. Una lunga scala ci conduce al blocco d’ingresso sormontato da una cupola corazzata. E’ la prima volta che la vedo nella Provincia di Cuneo.
Usciamo dal Centro 9 e ci spostiamo sulla destra. Intanto continua a nevicare e la nebbia sale. Girovaghiamo su e giù senza intravedere nulla: certo che così la situazione si fa complicata e complessa. Non so se mai riusciremo ad individuare le altre opere che sappiamo trovarsi in zona.
Ritorniamo quindi in direzione opera 9 e finalmente vediamo un “gomitolo” piuttosto grosso di filo spinato. Qui intorno sicuramente ci deve essere qualcosa!!
Cercando di seguire un piccolo sentiero , ma forse è solo una mia visione, perveniamo nei pressi di un blocco d’ ingresso in cemento armato. Siamo a quota 2050 mt circa e quello che vediamo davanti a noi è il Centro 8.
Dapprima un corridoio e poi una scritta che ci indica “alle feritoie”. Sui muri ci sono diverse scritte, non tutte ben leggibili “coraggio è l’abitudine …” ” “resistere ….”.
Per mezzo di una scale raggiungiamo la zona ” serbatoio acqua”, poi percorriamo un lungo corridoio che ci conduce alla mitragliatrice I e II
Usciamo e visitiamo il blocco mitragliatrice.
In mezzo alla nebbia che si fa sempre più fitta, al vento, alla neve ed alle temperature che mano a mano che andiamo su diventano sempre più gelide, proseguiamo la salita.
Non sono così convinta del nostro successo in questa giornata.
Noi però non ci arrendiamo, non vogliamo abbandonare la ricerca , che così in un certo senso diventa anche più avventurosa. Ad un tratto intravediamo un malloppo. Lo raggiungiamo ma le feritoie sono troppo piccole . Chissà dove sarà l’ingresso.
Si tratta dell’Opera 7. Procediamo sulla sinistra ed a fatica troviamo l’ingresso.
Quando siamo all’interno ci pare di essere al caldo perchè la temperatura lì è sicuramente più alta di quella fuori. Il centro non si trova in buone condizioni e si vedono evidenti, i segni lasciati dal movimento del terreno. Pertanto occorre massima prudenza anche perchè sono vistosi i distaccamenti della volta e di alcuni muri portanti.
Facciamo i gradini delle scala e perveniamo alla postazione per mitragliatrice.
A malincuore usciamo dall’Opera e ci spostiamo più verso sinistra. La neve, vista la temperatura che sicuramente è sui – 8° C, si attacca agli alberi e ghiaccia immediatamente. E’ bellissimo trovarsi in mezzo a quel panorama anche se, a dir la verità, non ci sta aiutando per niente.
Un po’ per fortuna incappiamo nella postazione armata dell’Opera 7 bis, praticamente uguale a quello dell’Opera 7.
Anche quest’Opera al suo interno presenta segni evidenti di cedimento. Appare leggermente diversa dalla precedente solo per alcune scritte sui muri ” dormitorio” ” munizioni” ed alcune frasi ” Credere obbedire combattere”. Per il resto si attraversa un lungo corridoio , si raggiunge il ricovero e successivamente tramite delle scale la postazione per mitragliatrice.
Siamo a 2200 mt circa, probabilmente riusciremo a vedere soltanto più l’Opera 6. Grazie alla presenza di numeroso filo spinato individuiamo anche l’Opera 6. Sempre un lungo corridoio ci porta al ricovero ed una lunga scalinata verso la mitragliatrice
Proseguiamo per un po’, oltre l’Opera 6. Dovremo essere su un ” panettone” ma la visibilità è ridotta al minimo. Tutto è bianco intorno a noi, per cui, per precauzione, decidiamo di scendere e di assaporarci un buon pranzetto. Siamo affamati ed abbiamo bisogno di scaldarci.