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Falesia Giacottino

Falesia Giacottino

Falesia Giacottino

Tempo di lettura: 2 minuti

Nella vita ci vuole un pizzico di coraggio e di pazzia per essere veramente se stessi; rischi di essere criticato o ancora ritrovarti solo o comunque accerchiato da poche persone, ma, sicuramente quelle poche sono persone fedeli che non ti tradiranno mai. Ebbe bando alla ciance la mia festa l’ho festeggiata ritornando dopo quasi 1 anno ad arrampicare godendomi tutto quello che la montagna mi puo’ dare. Mi dirigo con il mio compagno di cordata, dopo avermi un po’ spronata nel muovermi e nel non pensare a nulla in quel momento e devo dire, anche, ben piu’ pratico di me in montagna, ma con una grande qualità di poca consuetudine al giorno d’oggi “L’UMILTA'”, da Sanfront verso Crissolo, proseguiamo la strada che percorre la Valle Po’ e poco prima del ponte che attraversa il fiume in direzione Oncino, sulla nostra dx un piccolo spiazzo e un cartello Falesia Giacottino, ebbene si, chi lo sapeva dell’esistenza di una falesia qui!!!! Oggi riprendiamo tutti e due, ognuno per una serie di motivi personali, ad arrampicare dopo una pausa, non ci interessano i gradi, ma, solo riprendere confidenza in quello che prima facevamo e ci veniva naturale.

“QUESTO E’ IL MIO MONDO…. LA MIA VITA”

“A LEI MONTAGNA DEVO DIRE GRAZIE PERCHE’ MI HA DATO LA FORZA DI ANDARE AVANTI”

Nulla capita per caso nella vita: verde speranza la corda che lega due vite una all’altra,  tu la roccia e il tuo compagno di cordata, fiducia uno nell’altro, umiltà, passione, sintonia, nessuno li’ in parete deve dimostrare niente, nulla di piu’ solo questo ma principi fondamentali, che, non dovrebbero mancare anche nella vita quotidiana. Forse una metafora difficile da capire, ma, se pensiamo bene dovrebbe essere così nella vita quotidiana di tutti noi.

Era tempo, che, sognavo ad occhi aperti il giorno di ritornare su una parete, e, quando mi è capitata l’occasione perchè non prenderla al volo? Mi sono chiesta. Ebbe al volo non subito devo dire; mille paure, dubbi hanno fatto capolino nella mia testa, ma, il mix di emozioni tra desiderio e speranza che sentivo dentro di me, nelle parti più recondite, di ritornare ad assaporare la roccia sotto le mani e sotto i piedi hanno avuto la meglio sui mille dubbi e paure che si sono volatilizzati in un men che si dica.

Re imparare a leggere la roccia, quelle piccole fessure delle quali devi avere fiducia. In quei momenti non esiste altro, la testa non ha tempo, non ha modo, non gli è concesso di pensare hai problemi, devi solo saper leggere al tatto e alla vista la strada da percorrere, salire passo dopo passo per raggiungere una sosta, devi cercare di essere agile per non affaticare i  muscoli di braccia e gambe che vanno in tensione. Vi garantisco, che, dopo un anno eccome vanno in tensione i muscoli ma soprattutto che dolore hai piedi con quelle scarpette con un numero in meno… ebbene si in quel momento in modo ironico dici ” MA CHI ME L’HA FATTO FARE?” Ma una grande risata scoppia fra te e il tuo compagno di cordata appena arrivati in sosta per fare le manovre per una calata in doppia. Imparare a respirare, a pieni polmoni, senza andare in apnea e salire leggeri, come se stessimo ballando a ritmo di musica, o meglio essere leggeri ed eleganti come sa fare un aquila in volo….

Un grazie sincero a chi oggi  mi ha permesso di riprendere questa passione…

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