Parchi per tutti
Una volta indossate le lenti della disabilità si moltiplicano per tutti i sentieri nelle Aree protette. Lo dimostrano le iniziative a favore dell’accessibilità e fruibilità per le persone disabili, svolte nei parchi piemontesi, che spesso sono uno stimolo per presidiare con più attenzione il territorio e alimentare l’offerta turistica verso nuovi linguaggi e nuove modalità di fruizione. Ne è convinto il direttore dell’ente di gestione dei Parchi delle Alpi Cozie, Michele Ottino: «Lavorare con i progetti legati alla disabilità è doveroso ma è soprattutto un arricchimento umano anche dal punto di vista delle competenze del personale del Parco affinché sappia rivolgersi ad un’ampia categoria di utenti». Gli fa eco Laura Grella, direttore dell’ente di gestione dei Parchi Reali: «Soprattutto per un Parco di pianura come il nostro è importante essere utilizzabile da tutti». Dai sentieri alpini impervi della Valle Chisone e Susa, alle dolce pianura della cintura di Torino, negli anni passati molto è stato fatto in questo settore, e tanta è la voglia di ripartire anche se i protagonisti di queste imprese patiscono ancora lo stallo causato della pandemia.
Fondali aperti per paraplegici e non vedenti
Conservare la ricchezza naturale delle Aree protette non significa limitarne la fruizione, lo sostengono Federparchi e Fiaba Onlus con il premio “Accessibilità per tutti” destinato a un’area protetta italiana che si sia distinta per iniziative a favore dell’accessibilità.
Forza di volontà e competenze tecniche possono aprire persino i fondali marini alle persone paraplegiche e non vedenti: l’intervento del Parco Nazionale dell’Asinara, vincitore dell’ultima edizione del premio, è una testimonianza. Il progetto ha previsto la realizzazione di sentieri accessibili che partono da un’area attrezzata e giungono a fino due piattaforme galleggianti che svolgono funzione di protezione per i banchi di posidonia. Dalle piattaforme si accede a due percorsi subacquei attrezzati in modo da rispondere alle esigenze delle persone paraplegiche e non vedenti. “Offre all’utente con disabilità la possibilità di godere in autonomia di un’esperienza completa, fuori e dentro il mare. Di valore per il concetto del premio stesso la coesistenza e collaborazione delle due motivazioni che hanno portato alla realizzazione dell’intervento: la protezione dell’ambiente e la volontà di rendere accessibile a tutti la bellezza della natura” così Fiaba Onlus motiva la premiazione.
Una corona per tutti
Vedere i sentieri percorsi da handbike e carrozzine è un onore. È questa l’impressione che nasce parlando con Stefania Grella, direttore dell’Ente di gestione dei Parchi Reali, nella corona verde che circonda Torino: «L’obiettivo è riuscire a far sì che tutti i servizi siano fruibili alle persone con disabilità. Così il trenino, ad esempio, ha la pedana per issare le carrozzine e l’asfaltatura dei sentieri permette a tutti di percorrerli». Ciò che qualifica l’offerta inoltre è anche la possibilità di noleggiare handbike, tandem, di utilizzare la joelette (carrozzina da escursioni che permette alle persone con disabilità o con mobilità ridotta di essere trasportate) e NAT.SENS, (Naturalmente a spasso con i piedi), il percorso a piedi nudi di Cascina Brero, inaugurato a settembre, focalizzato sullo sviluppo sensoriale, e che ben si adatta a ogni tipo di abilità. «Inoltre, nel Parco di Stupinigi sono presenti pannelli con aree tattili, font ad alta leggibilità e codici QR che permettono di accedere ad audio che narrano il contenuto – aggiunge Grella – mentre a Cascina Grangetta c’è una foresteria studiata apposta per accogliere persone disabili e non mancano progetti di ippoterapia specifici a Cascina Vittoria».
Agricoltori e ambasciatori
A Stupinigi le persone con disabilità allevano capre, coltivano l’orto, inventariano gli arredi disseminati nel verde e studiano per diventare “Ambasciatori del parco“. Il tutto grazie alla collaborazione tra l’ente e Cisa 12, il Consorzio Intercomunale Socio-Assistenziale dei Comuni di Nichelino, Vinovo, None e Candiolo. «Si tratta di un esempio di collaborazione virtuosa. Il consorzio si è anche occupato del recupero di un immobile storico vincolato: trasformando un magazzino in un laboratorio per attività con disabili» dichiara Sandro Ferregutti, referente per Stupinigi che fa parte dell’ente di gestione dei Parchi Reali.
«In due anni abbiamo accompagnato cinque utenti in un’esperienza di agricoltura sociale in grado di promuovere l’autonomia, l’autostima e la socializzazione» racconta Nino Tedde educatore di La Testarda, cooperativa individuata dal Cisa 12 per gestire i progetti con la disabilità nell’Area protetta. Attraverso la coltivazione e la cura di animali da cortile, gli utenti hanno occasione di lavorare anche sul loro vissuto emotivo, come spiega Tedde: «Un’invasione d’insetti che rovina il raccolto di pomodori, ad esempio, può essere un evento che permette di imparare a conoscere e gestire la frustrazione, emozione frequente nell’esperienza della disabilità». Accanto alla terra lavorata c’è anche un piccolo percorso inclusivo per stimolare i sensi: «Appena sarà possibile lo proporremo alle scuole e saranno le persone disabili a guidare i bambini nella scoperta delle potenzialità della percezione sensoriale». Ma l’attività supera i confini dell’orto, del piccolo vivaio e del recinto delle capre: «In questi anni infatti abbiamo inventariato l’arredo dell’area protetta come ad esempio i tavoli, i cassonetti e i pannelli, e lo monitoriamo costantemente al fine da segnalare situazioni in cui si renda necessaria la manutenzione».
L’integrazione è diventata tale che le persone disabili coinvolte nel progetto sono state elette “Ambasciatori del parco”. Luca D’Angelo e Patrick Stocco sono i guardaparco a cui è affidata la loro formazione: «Il nostro scopo è fargli conoscere l’area protetta talmente bene che possano diventarne promotori – raccontano –. Per noi si tratta di un’esperienza motivante: le domande che ci vengono poste durante le lezioni sono inusuali rispetto a quelle dei frequentatori tipici».
Camminare è la cura
Non c’è sterrato, dislivello o condizione meteo che tenga per i gruppi di montagnaterapia che da anni si avventurano lungo i sentieri dei Parchi delle Alpi Cozie. Il Cst (Centro Socio Terapico) di Perosa Argentina, con il sostegno della sezione Cai (Club alpino italiano) della Val Germanasca è diventato così di casa nelle terre alte, da pubblicare un blog (itinerariepercorsi.blogspot.com) su cui tutti possono accedere a informazioni utili sull’accessibilità dei sentieri. «Si tratta di una vera mappatura di itinerari testati direttamente per capire se sono frequentabili da persone con diversi tipi di disabilità non solo motoria» spiega Manuela Jouvenal dell’ufficio tecnico del parco. La collaborazione tra il Centro, il Cai e l’ente ha radici profonde e il gruppo si è mano a mano allargato nel corso degli anni tanto che diversi operatori sociali del Pinerolese si sono uniti nel Gruppo Montagna in grado di organizzare raduni e camminate anche per un centinaio di persone. Bruno Usseglio è uno dei guardaparco che ha partecipato alle uscite: «Senza ombra di dubbio, a livello personale, è una esperienza molto arricchente». Il ricordo più vivo riguarda la sciata a Pragelato di circa due anni fa: «Abbiamo accompagnato più di cento ragazzi disabili sulla pista di fondo dando loro l’occasione di misurarsi anche con la condizione invernale della montagna».
L’ente di gestione dei Parchi delle Alpi Cozie inoltre può contare sulla disponibilità della joelette, un mezzo che non tutte le aree protette possiedono: «Era sta acquistata nel 2010 dal Parco di Salbertrand che poi è confluito nell’ente assieme all’Orsiera-Rocciavrè, al Val Troncea e ai Laghi di Avigliana – racconta Jouvenal –. Pagata 3.000 euro, era stata acquistata grazie al contributo del Rotary Club Val Susa». La joelette è a disposizione dei gruppi montagnaterapia e di chi ne faccia richiesta.
Pronti a rialzarsi, nonostante la Pandemia
Maxime Bessone ha iniziato ad andare in montagna sette anni fa con il Ciao (Centro integrato Attività Opportunità) centro diurno per persone con disabilità a Torre Pellice, accompagnata dagli educatori della cooperativa La Tarta Volante. Il centro, come il Gea di Pinerolo e il Pegaso di Vigone, fanno parte del Ciss (Consorzio intercomunale dei servizi sociali del Pinerolese) e avevano un programma di camminate settimanali e, fino all’arrivo della pandemia, una volta al mese gli utenti di tutti e tre i servizi andavano in montagna assieme con collaborazione del Cai Uget Val Pellice. Con il Cst di Perosa Argentina compongono il Gruppo Montagnaterapia del Pinerolese. I parchi naturali circostanti erano spesso le mete ideali dei loro raduni a cui partecipavano anche i guardaparco.
Da circa tre settimane, grazie all’allentamento dei vincoli legati al contagio, per Bessone al Ciao sono riprese le gite ma l’esperienza non è più la stessa: alle camminate possono partecipare solo pochi utenti per volta e il trasporto è talmente vincolato da dover scegliere mete di prossimità. «Erano bellissime le gite di gruppo, la sera tornavamo a casa stanchi ma soddisfatti – ricorda Bessone –. Mi manca andare per i boschi e sentire gli odori». Al raduno dei gruppi al Parco La Mandria, ad esempio, c’erano circa 150 persone, oggi sono pochi i compagni di cammino e manca il contatto con alcune figure professionali, come sottolinea Bessone: «Camminare con i guardaparco è meglio: capisci di più le cose della natura e rispondono sempre alle nostre domande». Nonostante le difficoltà attuali Bessone è pronta a ripartire: «All’inizio avevo paura soprattutto in discesa e faticavo a usare i bastoncini. Poi ho cominciato a camminare senza l’aiuto di nessuno ed ora è una soddisfazione». Una delle cose più importanti che ha imparato in questi anni è forse il coraggio di ridere delle proprie cadute e rialzarsi pronta per ricominciare a camminare, le si legge negli occhi mentre racconta divertita i capitomboli memorabili.
Al centro Gea di Pinerolo, invece, non è stato ancora possibile ripartire con le camminate nonostante la determinazione degli operatori: «Il nostro lavoro è cambiato moltissimo: abbiamo dovuto rivedere i progetti anche in base a cambiamenti nella frequentazione – spiega Nives Danieli, responsabile del centro –. Inoltre, oggi, monitorare il livello di rischio sanitario implica tantissimo sforzo e, ogni tanto, viene a trovarsi sacrificata l’autonomizzazione degli utenti». Tuttavia anche qui c’è il desiderio di ripartire: «Come gruppo di montagnaterapia non stiamo perdendo i contatti reciproci: ripartiremo! In modo diverso, ma ripartiremo».
di Elisa Rollino
da www.piemonteparchi.it