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Tre Università salgono a Ostana per il progetto ‘Alpstream’

Tre Università salgono a Ostana per il progetto ‘Alpstream’

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«Chi sogna può muovere le montagne», ma ci vuole altrettanta forza d’immaginazione e determinazione per riuscire a ‘spostare’ tre Università in montagna. La celebre frase pronunciata dal personaggio cinematografico Fitzcarraldo ben descrive l’impresa da cui ha origine Alpstream. L’Alpine Stream Research Center (abbreviato in Alpstream) è il centro di ricerca sui fiumi alpini nato a maggio dello scorso anno a Ostana, paese di nemmeno cento abitanti a 1.200 m s.l.m circa in alta Valle Po ed entrato di recente nel Parco del Monviso. In un anno e mezzo di attività – rallentata in parte dalla pandemia di Covid-19 – ha saputo attirare l’interesse di accademici e ricercatori da tutto il mondo.

Buone pratiche tra i bricchi

«Portare le Università su per i bricchi è un’impresa degna dell’epopea raccontata dal film del regista tedesco Werner Herzog in cui Fitzcarraldo convince gli indios a issare la propria nave in cima ad una montagna» con questa similitudine Stefano Fenoglio, docente del dipartimento di Scienze della vita e biologia dei sistemi dell’Università degli studi di Torino, evoca l’impegno che ha portato alla realizzazione del centro di ricerca e che ha coinvolto numerosi soggetti. «Dal mio punto di vista potrebbe essere l’investimento più significativo che il Parco del Monviso ha fatto negli ultimi anni. Sicuramente una sfida e una buona pratica esemplare» aggiunge Massimo Grisoli, direttore del Parco, uno dei decani tra i gestori delle aree protette piemontesi: 27 anni trascorsi al Lago Maggiore e otto all’ombra del Monviso. «Alpstream è una buona pratica perché consente di creare un network composto dal parco, dal comune di Ostana, dalle Università italiane e straniere e da centri di ricerca accreditati a livello internazionale» argomenta Grisoli. Se non fosse stato per le limitazioni alla mobilità e la quarantena imposte dalla pandemia, ad esempio, a settembre il centro avrebbe ospitato il professore Benbow della Michigan State University. Dunque c’è attesa anche a livello internazionale per ciò che sta accadendo a Ostana.

L’ascesa delle Università

Per trascinare gli atenei – ben tre: Università degli Studi e il Politecnico di Torino, Università del Piemonte Orientale – su per le montagne, ha unito le forze un gruppo nutrito di soggetti: oltre a Fenoglio, le professoresse Francesca Bona ed Elisa Falasco (Unito), il professore Luca Ridolfi (Polito) e il dottor Albero Doretto (Unipo), l’Amministrazione comunale di Ostana e il Parco del Monviso. Quest’ultimo ha saputo intercettare le risorse necessarie all’impresa: «Il costo complessivo di Alpstream è di 240.000 euro ed è stato finanziato nell’ambito del Piano Integrato Transfrontaliero “Terres Monviso” all’interno di un progetto complessivo da 1.600.00 euro destinato alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione. Una sfida quindi per un’area protetta – ammette Massimo Grisoli – che solitamente si cimenta soprattutto in progetti di conservazione e tutela ambientale».

Il finto fiume alpino

Ma come è fatto Alpstream? Il centro è composto da due nuclei principali e per vederli entrambi all’opera bisognerà aspettare alla primavera del 2021. A causa della complessità burocratica dell’operazione e dei rallentamenti dovuti al lockdown, infatti, la realizzazione del “mesocosmo fiumi alpini” si fa attendere, ma una volta portata a termine permetterà al centro di entrare in una rete di strutture di ricerca in grado di attrarre ulteriori studiosi da tutto il mondo. «I mesocosmi possono essere considerati come ambienti naturali artificiali che consentono esperimenti manipolativi. Ci sono già finti stagni, finti estuari e finte paludi, ad esempio. Noi saremo primi in Europa per il “finto fiume alpino”», usa parole semplici Fenoglio per rendere comprensibile a tutti di cosa si tratta. La rilevanza dell’opera è tale che una studiosa inglese, Kate Mathers, ha già vinto una borsa di studio di Ukri – agenzia per la ricerca del Regno Unito – per lavorare con il mesocosmo di Ostana. Verranno realizzati dunque sei canali da venticinque metri in un’area di derivazione del Po già esistente, nel territorio del Comune; un’opera a impatto ecologico 0 come sottolinea Fenoglio: «Preleveremo circa cinquanta litri al secondo per alimentare i canali, una quantità molto bassa. Inoltre l’acqua verrà rilasciata proprio accanto al punto di prelievo». Della progettazione si è occupato il Politecnico di Torino assieme ad uno studio privato.

Un “Portone” per studiare

Il primo nucleo di Alpstream invece è già attivo nella frazione Sant’Antonio, 1.350 m di altitudine, nel centro polifunzionale e culturale Lou Pourtoun (Il Portone). A Sant’Antonio c’è un solo abitante fisso tutto l’anno ma capita non di rado di incontrare studiosi internazionali: poco oltre c’è il MonViso Institute, fondato dal tedesco Tobias Luthe, che si occupa di sviluppo sostenibile e gli esperti di architettura montana trovano pane per i propri denti lungo le strade che percorrono la borgata. A Lou Pourtoun c’è una sala congressi per 100 persone dove nel già nel 2019 si sono svolti convegni: l’incontro dottorandi e giovani ricercatori in ecologia e scienze dei sistemi acquatici e BioDiv19 sulla conservazione della biodiversità nei parchi e nelle aree protette. Al piano superiore dell’edificio, ristrutturato mantenendo intatte le caratteristiche dell’architettura alpina, c’è poi la sala riunione, quella didattica e il laboratorio dove, tra l’altro, prosegue l’analisi dei campioni biologici raccolti nel Parco naturale del Gran Paradiso per capire come i corsi d’acqua si siano modificati negli ultimi 15 anni. Dalla parte opposta della piccola strada che porta a Lou Pourtoun c’è una foresteria che risolve i problemi logistici legati all’ospitalità di studiosi e ricercatori. Anche in virtù delle disponibilità di strutture ricettive per gli studiosi, l’Università degli Studi di Parma ha deciso di portare proprio a Ostana nel 2021 i propri studenti, per la Settimana Naturalistica che gli scorsi anni svolgeva sulle Dolomiti.

Perchè a Ostana?

Perché a Ostana, utimo arrivato tra i Comuni del Parco del Monviso? «Te ne accorgi dal primo incontro: qui le cose accadono» esordisce Silvia Rovere, sindaco di Ostana, un passato nella progettazione comunitaria e ora gestisce il Rifugio Galaberna nella frazione capoluogo Villa a 1.250 m di altitudine. «Da tempo avevamo già tutte le caratteristiche attese per un comune di un’area protetta, senza però farne parte – continua Rovere – : un regolamento edilizio rispettoso dell’architettura montana e del paesaggio, un’attenzione speciale agli aspetti ambientali e una gestione oculata dei flussi turistici». Inoltre, il centro Lou Pourtoun era pronto per entrare in funzione e aveva aveva già ospitato la scuola di cinema, un’altra delle scommesse di Ostana. Anche per il mesocosmo fiumi alpini c’era già la location adatta, in un’aerea di derivazione per un vecchio mulino. «Entrata appena nel 2019, Ostana ha dimostrato una spiccata sensibilità alle tematiche del Parco del Monviso» conferma Massimo Grisoli. Ora Alpstream pare un’occasione in più per rafforzare il legame tra gli enti e con il mondo della ricerca e della scuola: «Permetterà di assolvere a una delle missioni dell’area protetta: il supporto alle amministrazioni che lavorano sul territorio» conclude Grisoli.

 

scritto da Elisa Rollino

http://www.piemonteparchi.it

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