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Vivere in rifugio come scelta

Vivere in rifugio come scelta

Tempo di lettura: 5 minuti

Il rifugio Levi Molinari è stato costruito nel 1928 e doveva essere intitolato a Mariannina Levi, allora una delle poche donne laureate in medicina, la prima studiosa della fisiologia umana in quota, morta sotto una valanga a Rochemolles sopra Bardonecchia. Ma nel ventennio non si poteva utilizzare il nome Levi. Il rifugio venne allora dedicato a un’altra donna, Magda Molinari. Finito il fascismo, il nome originario prese piede e oggi il rifugio è conosciuto come “il Mariannina Levi”, anche se talvolta viene chiamato “Levi-Molinari”. In ogni caso non ci sono sulle Alpi altri rifugi dedicati a due donne.

Proprio per gli studi di Mariannina l’edificio originario venne scelto per gli allenamenti di ossigenazione dalla squadra del Grande Torino. Si narra che qui Gabetto imparò a fare da fermo il salto mortale. Fino all’ultima ristrutturazione le vecchie perline di alcune stanze conservavano le firme di quei formidabili calciatori! Quando dovettero essere sostituite, furono smontate e ricomposte in una baita della valle, il cui luogo resta segreto per evitare pellegrinaggi o saccheggi.

L’enorme e peloso cane Cosmo, nome attribuito dal figlio di Tiziana e Marco ispirandosi al cartone animato “Fantagenitori”, ci farà una discreta compagnia per tutta la chiacchierata… I dintorni del rifugio sono abbelliti da tante statue di legno: la lunga amicizia dei gestori con le scuole di intaglio locali fa sì che spesso vengano qui per stage formativi e per illustrare la loro arte. Le sculture di donne, di aquile, lupi, marmotte, pellerossa, gnomi, non vengono protette da flatting o impregnanti, affinché il lento lavorìo del tempo e del clima restituisca lentamente il legno non trattato chimicamente alla natura. Tiziana e Marco non sono solo accoglienti – come deve essere ogni albergatore, ristoratore o guida – lo sono anche nel senso che sono sempre disponibili e aperti a una nuova progettazione o proposta da costruire insieme a un giovane, un educatore, un gruppo o un’associazione che possa avere in mente e voglia provare a svilupparla nel “loro” ambiente naturale e umano. D’altronde hanno chiamato la loro società, non a caso, “Polvere di stelle”.

Ecco cosa ci hanno raccontato.

Che percorso vi ha portato fino qui?

(Per tutta l’intervista risponderanno alternandosi, senza interrompersi ma aggiungendo ciascuno un argomento o un episodio al racconto dell’altro, coppia affiatata nella vita e nel lavoro – Ndr).

Insieme abbiamo una lunga storia. Siamo guide e accompagnatori naturalistici, guide di mezza montagna, educatore professionale, istruttori di arrampicata. Abbiamo gestito centri estivi, molti progetti con le scuole elementari e medie non solo della Val di Susa ma anche di Torino.
A un certo punto abbiamo persino dovuto trasformarci in agenzia di viaggio perché ormai alle scuole devi offrire un pacchetto completo, dal pullman al treno, e ogni collegamento a tutte le opportunità del territorio.

Quindi proponete offerte diversificate?

Sì. L’esperienza, la formazione, i contatti che abbiamo accumulato ci permettono di progettare e offrire servizi anche a clienti talvolta poco considerati, come i disabili, i CST (Centri Socio-Terapici), la psichiatria, il CONISA (Consorzio Intercomunale Socio Assistenziale). Per questo nella nostra conca curiamo un percorso per non vedenti, realizzato tramite un bando europeo insieme al Comune di Exilles, che viene utilizzato non solo da chi ha un difetto visivo ma anche da chi, magari temporaneamente, è meno abile del consueto, come le mamme con il passeggino o il pancione.

Che effetti ha avuto il virus sul vostro lavoro?

Gli effetti sono stati pesanti perché la gran parte del nostro lavoro si svolge in primavera con le scuole e quest’anno tutte le prenotazioni sono saltate. Noi offriamo un servizio completo, di territorio a largo spettro, dal pulmino del trasporto al miele della colazione alle farine locali. Questi operatori, questa catena di mestieri, ha sofferto tutta insieme. Non hanno guadagnato nemmeno loro. Però proprio in questo periodo la progettualità è fondamentale. Se aspetti che ti arrivino input dall’esterno, sei già in ritardo. Quindi siamo costretti a ripensare le nostre attività e lo stiamo già facendo con l’aiuto dei collaboratori, con gli stimoli dei nostri clienti storici, con la collaborazione del Parco delle Alpi Cozie. I siti di arrampicata che curiamo intorno al rifugio continuano a essere un buon richiamo, perché possono essere frequentati in sicurezza e in solitaria. Le passeggiate con il violoncello, i campi-natura, l’ascolto del bramito del cervo in autunno, avranno bisogno di essere risistemati ma non pensiamo affatto di annullarli. Semmai questa emergenza costringe noi a pensare a un nuovo rapporto con i clienti. Stiamo ragionando sul fatto che se le scuole avranno più difficoltà a venire da noi per studiare la natura dal vivo e imparare a conoscere un nuovo territorio, forse dovremmo essere noi ad andare da loro e mettere a disposizione la nostra esperienza per interpretare e far apprezzare il territorio, l’ambiente, le opportunità vicino alla loro casa o alla loro scuola.

Un classico: se Maometto non va alla montagna …

Non ci sentiamo “accompagnatori” naturalistici, ci sentiamo semmai “Animatori della Natura”. Ogni progetto, ogni esperienza, ogni percorso che facciamo con i ragazzi, per quanto ripetuto e consueto, è sempre nuovo perché sempre nuovi ne sono i fruitori, che portano ogni volta noi stessi a riscoprire e reinventare il territorio che ci circonda.

Quello che dite è l’essenza di tutte le esperienze di Educazione Ambientale che da 30 anni portano avanti le varie Aree Protette delle Alpi Cozie e tutto il sistema regionale piemontese.

Chi viene a mangiare nel rifugio troverà per nostra scelta prodotti locali, dei piccoli artigiani del luogo, alcuni dei quali sono inseriti come noi nel circuito dei ‘Parchi da Gustare’.

Perché avete deciso di aderire all’iniziativa?

È stato naturale. Abbiamo da sempre fatto una scelta legata al territorio, alla diffusione della sua conoscenza sotto tutti gli aspetti: naturalistici, storici e culturali, gastronomici, tradizionali. È stata quindi una scelta scontata alla quale ci siamo associati convintamente fin dal suo inizio. Ti voglio fare due esempi che solo all’apparenza sembrano lontano. Siamo appassionati di mobili tradizionali; quando possiamo frequentiamo fiere e mercatini, e per scelta nostra dichiarata chi viene a mangiare in rifugio userà piatti, bicchieri e posate completamente spaiati, che derivano da dismissioni, sgomberi o piccoli acquisti nella filosofia del non buttare via nulla finché non è proprio assolutamente necessario. Tanto, sai quanti ne rompiamo accidentalmente in una stagione! Spesso i ragazzini hanno qualche euro da spendere per un souvenir. Anche in questo caso abbiamo cercato di ragionare su che tipo di prodotto potevamo offrire. Ci siamo rivolti un laboratorio di gioielli artigianali gestito da persone con disabilità di Torino, “Forma e Materia”. In questo modo invece di una calamita o di un peluche prodotto in serie chissadove, il bambino porta a casa un prodotto unico, del territorio, che alimenta un’economia virtuosa, per quanto possa sembrare piccola.

Comincia a rinfrescare e le nubi cedono un po’ di pioggia. D’altronde siamo a 1850 metri di quota. Entriamo nel rifugio e poco dopo viene spontaneo cenare insieme. Il cuoco Davide ha preparato uno spezzatino squisito. Anche questo, spiega Tiziana, è stato acquistato da un produttore locale, contento di poter smerciare in questa stagione la parte anteriore delle bestie che di solito viene consumata d’inverno mentre d’estate è poco richiesta.

Chiedo qualche notizia sulla struttura e saltano fuori due chicche finali straordinarie. Quelle che io vi ho raccontato all’inizio…

di Luca Giunti

pubblicato da Piemonte Parchi

 

Info utili

Percorrendo la SS25 del Monginevro, il rifugio si raggiunge da Deveys, piccola frazione tagliata a metà dal confine amministrativo tra Exilles e Salbertrand, lungo una strada sterrata, oppure poco oltre, seguendo la deviazione verso Grange della Valle, asfaltata ma talvolta interrotta da piccole frane.

Web http://www.rifugiolevimolinari.it/

Email – info@rifugiolevimolinari.it

Tel. 0122 58241 – 339 4269402

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